DIETA & DIABETE

IL GIROVITA: indicatore di rischio diabete.

 

Come pubblicato dall’American Journal of Clinical Nutrition, uno studio condotto su 27.270 uomini nell’arco di 13 anni ha evidenziato una correlazione diretta tra girovita e diabete.

 

Secondo i risultati di un nuovo studio, il girovita sembra essere per l’uomo un indicatore del rischio di diabete più attendibile dell’indice di massa corporea:

Rispetto ai soggetti con il girovita più stretto (74-86 cm), i soggetti con il girovita più largo presentavano almeno il doppio di probabilità di soffrire di diabete. Per i soggetti con girovita di 100 cm e oltre, la probabilità aumentava fino a 12 volte. Viceversa, suddividendo i soggetti in gruppi in base all’indice di massa corporea o al rapporto vita-fianchi, il livello di rischio non risultava altrettanto elevato.

Secondo il principale autore dello studio, Wang Y., assistente presso il Center for Human Nutrition della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, il girovita  è un " indicatore più attendibile del rischio di diabete di tipo 2" .

I ricercatori  ipotizzano che le cellule adipose in quella zona  siano in grado di influire, com e pure di produrre le molecole capaci di favorire il diabete; per questo il girovita rappresenterebbe un indicatore più preciso di rischio di diabete anche se "le indicazioni più attendibili si possono ottenere abbinando indice di massa corporea e girovita".

 

I risultati sono stati pubblicati nel numero di marzo 2005 dell’American Journal of Clinical Nutrition.

Adipociti

Alcune delle molecole-segnale prodotte dagli adipociti e correlate allo sviluppo del Diabete

 

 

Dieta e prevenzione del diabete

Nella prevenzione del diabete di tipo 2, una dieta corretta ha un ruolo fondamentale.


In uno studio condotto su 86 soggetti in sovrappeso o obesi dei quali 43 avevano diabete di tipo 2 sono stati confrontati gli apporti alimentari tra i non-diabetici (gruppo di controllo) e i diabetici (gruppo test) considerando 3 pasti al giorno, mentre dalle cartelle cliniche degli stessi si ottenevano gli esami ematochimici.

Si è così evidenziato che i valori della glicemia e la concentrazione sierica della CRP dei soggetti diabetici erano significativamente più elevati rispetto ai controlli (190 mg/dl vs 98 mg/dl e 1,4 mg/dl vs 1,1 mg/dl). I profili lipidici erano comunque significativamente più alterati nei controlli, rispetto ai diabetici (colesterolo totale 220 mg/dl vs 194 mg/dl, colesterolo LDL 131 mg/dl vs 107 mg/dl e trigliceridi 206 mg/dl vs 157 mg/dl). Non ci sono state differenze significative nei livelli di colesterolo HDL (55 mg/dl vs 51 mg/dl).

Nei diabetici, l’assunzione energetica dei carboidrati, soprattutto zuccheri, era significativamente inferiore rispetto ai controlli. La quota proporzionale di calorie derivanti da grassi alimentari non differiva tra i due gruppi, tuttavia nei diabetici, è stata osservata una correlazione positiva tra il contenuto di grassi nella dieta e le concentrazioni di colesterolo nel sangue.

 

FonteGajda K, Sulich A, Hamułka J, Białkowska A. Comparing diabetic with non-diabetic overweight subjects through assessing dietary intakes and key parameters of blood biochemistry and haematology. Rocz Panstw Zakl Hig. 2014;68(2):133-138.

 

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Studio giapponese rivela un nuovo potenziale meccanismo farmacologico per la gestione del diabete nell’obesità.

Un nuovo meccanismo farmacologico, recentemente identificato, potrebbe aprire la strada a futuri trattamenti delle complicazioni metaboliche associate all’obesità, prima tra tutte il diabete di tipo 2.

 

Il nuovo bersaglio terapeutico e il suo agente farmacologico sono stati descritti nell’animale da laboratorio da parte di un team di scienziati dell’Università di Tokio, lasciando ben sperare ad una diretta applicazione per il trattamento della patologia umana.

Stiamo parlando dell’azione svolta dall’adiponectina, un fattore rilasciato dal tessuto adiposo e in grado di legare il proprio recettore (AdipoR) in differenti tessuti favorendo il metabolismo degli acidi grassi e del glucosio e, soprattutto, aumentando la sensibilità dei tessuti all’effetto dell’ormone insulina.

Negli individui obesi i livelli plasmatici di adiponectina sono significativamente ridotti, e questa condizione è alla base della cosiddetta resistenza all’insulina e dell’insorgenza del diabete di tipo 2. L’impiego di molecole orali in grado di legare selettivamente il recettore dell’adiponectina AdipoR sembrerebbe dunque una valida strategia per attivare il segnale nelle cellule e ristabilire il corretto equilibrio metabolico dei tessuti.

Nel presente studio, pubblicato sulla celebre rivista Nature, i ricercatori hanno descritto alcune molecole sintetiche capaci di agire da agonisti del recettore AdipoR ripristinando la funzionalità del sistema di segnalazione cellulare nell’animale malato.

In particolare, uno di questi composti di ridotte dimensioni, AdipoRon, sarebbe in grado di legare le due forme del recettore AdipoR 1 e 2, esercitando effetti fisiologici simili quelli dell’adiponectina a livello del muscolo e del fegato e correggendo, in parte, la resistenza all’insulina e l’intolleranza al glucosio negli animali artificialmente predisposti a sviluppare il disordine metabolico.

L’impiego di AdipoRon, inoltre, correggeva la condizione diabetica in alcuni animali geneticamente predisposti allo sviluppo dell’obesità e promuoveva in modo significativo la sopravvivenza di animali geneticamente privati del recettore AdipoR.

In conclusione, lo studio ha descritto una nuova potenziale strategia farmacologica per la correzione del diabete di tipo 2 nei soggetti obesi che potrebbe trovare applicazione supporto alle terapie tradizionali per il trattamento dei disordini metabolici.

 

Fonte:Okada-Iwabu M, Yamauchi T, Iwabu M et al. A small-molecule AdipoR agonist for type 2 diabetes and short life in obesity. Nature. 2013 Oct 30

 

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